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Dai frammenti marmorei della Forma Urbis alla dettagliata Mappa del Nolli: la rappresentazione storica della città di Roma

La storia delle mappe più antiche di Roma e il difficile collocamento della Forma Urbis

La Forma Urbis a Roma: la riscoperta e la scelta espositiva odierna

15 Giugno 2024

Guida Turistica di Roma

La scelta espositiva: la parete per terra e la Mappa del Nolli

Scopri la ricca storia della Forma Urbis, la monumentale pianta marmorea che rappresenta Roma antica, in un viaggio attraverso i secoli che ne ha segnato la scoperta, la conservazione e la riscoperta.  

Il suo racconto inizia nel lontano 1562, quando i frammenti della pianta furono rinvenuti e portati a Palazzo Farnese, in un'epoca d'oro degli studi su Roma antica. L'entusiasmo generato da questa scoperta diede vita a una feconda stagione di esplorazione della pianta, evidenziata dai primi disegni dei frammenti conservati in un codice della Biblioteca Vaticana. Questi disegni, riprodotti in scala, non solo aiutarono a integrare le parti mancanti di molte lastre, ma rappresentarono anche la sola testimonianza di frammenti perduti. Durante la lunga permanenza a Palazzo Farnese, alcuni frammenti della pianta furono utilizzati come materiale da costruzione per i lavori nel Giardino sul Tevere. Fortunatamente, ciò che rimaneva fu salvato dall'oblio grazie alla pubblicazione dell'antiquario Giovan Pietro Bellori nel 1673, sebbene i suoi disegni fossero ancora imprecisi. Nonostante le imperfezioni, la pubblicazione di Bellori ridestò l'interesse per la Forma Urbis, che alla fine giunse al Museo Capitolino nel 1742, grazie al sostegno di Benedetto XIV. Qui, i frammenti furono montati su pannelli lungo lo scalone di Palazzo Nuovo, in una mostra che che contribuì a rinvigorire l'interesse per le architetture rappresentate nella pianta.

Successivamente, nel 1903, la pianta fu esposta nel Giardino Romano al Campidoglio. Questa sistemazione segnò il primo tentativo di ricomporre la Forma Urbis in modo organico, sebbene la disposizione dei frammenti non permettesse una visione completa e dettagliata della planimetria. Con la decisione di trasformare radicalmente il punto di vista, la parete diventa il suolo: la griglia delle lastre marmoree, originariamente disposta verticalmente, è ora riflessa nella tessitura delle lastre di vetro che formano il pavimento. In questa griglia, tutti i frammenti marmorei sono accuratamente inseriti nel tessuto della città.

La rinomata pianta di Roma di Giovanni Battista Nolli è stata scelta come punto di riferimento ideale per connettere la Roma antica con quella moderna. Infatti, il rilievo antico utilizzato per creare la pianta marmorea è paragonabile, per la sua precisione e rigore tecnico, solo alla prima grande rilevazione moderna della città, eseguita più di un millennio e mezzo dopo dall’ingegnere e architetto Giovanni Battista Nolli. La sua Nuova Pianta di Roma, pubblicata nel 1748, è considerata un capolavoro della cartografia di tutti i tempi. Frutto di un lungo processo di rilevamenti su larga scala, la mappa raffigura con dettaglio gli edifici, le chiese, i palazzi, le fontane, gli obelischi, i giardini e le vigne. Le vigne e le aree "disabitate" della città di Nolli mostrano quanto Roma fosse più simile alla città antica che non a quella contemporanea. Le mura Aureliane non delineano neanche l'abitato, e le vigne con i ruderi emergenti ci restituiscono un'immagine della città perduta e allo stesso tempo rivelano chiaramente l'impronta della metropoli antica.

Il panorama della città al tempo di Nolli era dunque quello di una Roma quasi vuota, un paesaggio che oscillava tra il rurale e l'urbano. Questo scenario è in netto contrasto con quello che avremmo trovato all'epoca dei Severi, all'inizio del III secolo d.C.: una città densamente popolata di insule, dimore patrizie e monumenti, forse persino troppo urbanizzata, il cui imponenza ha spinto l'imperatore a richiederne una rappresentazione cartografica.

Mappare la Roma Antica

Giambattista Nolli 1748 riuscì in una grande impresa, che è una pietra miliare nell’arte e la scienza della cartografia dato che rilievi moderni e sofisticate immagini satellitari hanno confermato la assoluta precisione della mappa sino al minimo margine di errore: in assoluto la più precisa rappresentazione della città prodotta sino allora. Questa mappa soddisfa un’esigenza nata nel corso del Settecento quando le mappe furono di supporto al ricco viveur che aderiva alla moda del Grand Tour delle grandi capitali europee.

Tuttavia possiamo dire che cominciarono a venire sempre più utilizzate delle mappe della Roma antica già nel Cinquecento quando se ne trovano già di numerose probabilmente per soddisfare quella necessità di invogliare e indirizzare i pellegrini nei loro viaggi verso la Città Santa. La caratteristica principale delle piante del Cinquecento è la sempre maggiore adesione al reale, ossia al territorio, tale da essere talvolta usate per ragioni di sicurezza e uso militare. In queste mappe si nota generalmente una città davvero minuscola, rispetto non solo alle dimensioni attuali, ma anche a quelle della Roma imperiale.

È a questo tipo di mappe che si ispira Giovan Battista Nolli e in particolare alla Mappa di Leonardo Bufalini prodotta nel 1551, considerata “la prima mappa corretta della città dai tempi della Forma Urbis”, dato che tutte le precedenti immagini della città erano vedute. La mappa di Bufalini è la prima mappa di Roma a stampa ed è una pietra miliare nella storia delle mappe delle città. La fonte prima di questa Pianta del Bufalini è quella di Roma antica di Bartolomeo Marliano, pubblicata a Roma nel 1544 e che ha lo stesso orientamento e la medesima precisione nei particolari di quella di Bufalini. Pur essendo rara, la Pianta del Bufalini ebbe un grandissimo influsso sulle posteriori piante di Roma, che la ripresero in varia misura nei suoi contenuti essenziali.

Come abbiamo detto lo stesso Nolli si ispira alla mappa di Bufalini, ma la riorienta verso il nord magnetico, cosa che testimonia il suo affidarsi a rilievi effettuati con la bussola, e rappresenta sia gli spazi pubblici coperti che quelli civici aperti.  

È infatti a partire dalla Nuova Pianta di Roma di Nolli che sfioriamo la perfezione e si comincia ad utilizzare le mappe anche per orientarsi all’interno della città dato che la sua mappa è così ben fatta che potremmo utilizzarla ancora oggi esplorare la città.

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