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Chi erano i gladiatori dell'Antica Roma: dove combattevano e come

Scopri chi erano davvero i gladiatori di Roma: le armi, il Colosseo, le arene e le regole dimenticate dei loro combattimenti

I gladiatori nell'antica Roma: Verità e miti sui combattenti del Colosseo

30 Gennaio 2025

Guida Turistica di Roma

Nel I secolo d.C. Roma è il cuore del mondo conosciuto, un cuore fatto anche di sangue 

I suoni acuti delle spade che stridono, l’aria carica di sangue, la punta della spada che ruba migliaia di sguardi e una vittoria che ha come prezzo quello più alto: la vita di un uomo, di un gladiatore. Siamo abituati a vedere nei film nelle serie tv i gladiatori al massimo della loro spettacolarità, nella sabbia e nel marmo del Colosseo, nella versione più estrema del match, quella all’ultimo sangue. Ma è davvero stato così? Era un tritacarne senza speranza? Le cose non stavano esattamente così, non sempre almeno. Se vuoi scoprire meglio i luoghi dove combattevano i gladiatori nell'Antica Roma e riviverne la storia, non perderti il nostro Tour del Colosseo con Audioguida!

Dove combattevano i gladiatori nell'Antica Roma?

Partiamo dal luogo di questi incontri. Fonti storiche ci dicono che i giochi gladiatori esistevano a Roma almeno già dal III secolo a.C., ma il Colosseo è stato costruito solo 350 anni dopo, nel I secolo d.C. Quindi, fino alla costruzione dell’Anfiteatro Flavio, questo il nome originale del Colosseo, dove si svolgevano? Inizialmente a Roma i giochi gladiatori si svolgevano in centro, vicino al lato corto del Circo Massimo, non quello dove oggi c’è la FAO, l’altro con la Bocca della Verità: lì si trovava il Foro Boario, il mercato bovino della Roma Antica e dove si organizzavano anche i primi spettacoli dei gladiatori. Perciò per diversi secoli i gladiatori hanno combattuto senza il Colosseo e solo quando quest’ultima meraviglia architettonica viene costruita nel I secolo d.C. dall’imperatore Vespasiano i giochi gladiatori trovano finalmente il loro luogo sacro.  

Chi erano i gladiatori?

I gladiatori erano divisi in moltissime categorie, con armamenti differenti sia per quanto riguarda le armi che la difesa, ma generalizzando possiamo dividerli in due grandi categorie principali che coincidevano anche con i loro due grandi gruppi di tifosi: gli scutari e i parmulari. Gli scutari sono quei gladiatori che combattono con un grande scudo, chiamato scutum; mentre i parmulari sono i gladiatori che hanno un piccolo scudo, chiamato appunto parmula. Appartengono agli scutari gladiatori come il secutor ed il murmillo. L’armamento del murmillo richiama un po’ un legionario, soldato romano per eccellenza: combatteva infatti con un grande scudo rettangolare, un gladio, così è detta la spada romana, e un grand elmo.

Ai parmulari appartenevano invece gladiatori come l’hoplomacus che combatteva con un piccolo scudo e una lancia, la quale gli permetteva una maggiore agilità contro nemici possenti ma lenti. Ai parmulari appartengono anche i traci, protetti da uno scudo rettangolare, schinieri per gambe che arrivano al di sopra del ginocchio e un elmo ben decorato. Un esempio di trace molto famose è Spartaco, lo schiavo ribelle che portò a una guerra civile nel I secolo a.C. e che ha ispirato molti film. Una curiosità del trace sta nella sua spada: è armato con una spada ricurva chiamata sica, utile per colpire l'avversario alle spalle. Dal nome di questa spada viene il termine “sicario”, colui che colpisce le sue vittime alle spalle.  

L’invenzione di queste categorie di gladiatori era utile per garantire un incontro più equilibrato possibile: nel pesante murmillo la forza deve trascinare il peso della lentezza, nell’agile hoplomacus la vulnerabilità è minimizzata dalla velocità.  

Quanti gladiatori morivano nell'Antica Roma?

Per rispondere, prova a immaginare di comprare uno schiavo e sostenerlo economicamente con addestramento, cibo e tutto ciò che serve. Ora immagina se dopo due incontri dovesse morire: sarebbe stato un enorme spreco di energie, tempo e risorse formare e addestrare un nuovo gladiatore che chissà come si comporterà nel prossimo incontro.

Per fare un esempio pratico, a Pompei dei 32 incontri testimoniati nell’arena, solo 3 risultano finiti in tragedia. Come proporzione generale quindi, il rapporto tra match mortali e non è di 1:10. Questo è anche il motivo per cui alcuni gladiatori dell'Antica Roma diventavano delle vere e proprie star, se vuoi saperne di più dai un'occhiata al nostro articolo sulla Storia dei gladiatori di Roma.

Un combattimento gladiatorio si sviluppa così: dopo aver controllato le armi, i gladiatori nell’arena comunicavano che il loro combattimento sarebbe stato fino al primo, o all’ultimo sangue. All’ultimo sangue significa che avrebbe perso il primo che sarebbe morto; al primo sangue significa invece che avrebbe perso il primo che sarebbe stato ferito dall’altro. Nel caso del combattimento all’ultimo sangue il gladiatore a terra veniva raggiunto da alcuni “addetti”, che con un ferro rovente si assicuravano che fosse morto per assicurarsi che il combattente non fosse svenuto o gravemente ferito, infatti in questo modo si sarebbe svegliato al contatto rovente e se non avesse accettato la morte sarebbe stato ucciso con una sorta di martellone con una punta.  

Le regole dei giochi gladiatori nell'Antica Roma

Partiamo dal punto principale: quando i gladiatori scendevano nell’arena, non potevano fare come gli pareva. Intanto, come abbiamo già detto sopra, le categorie dei gladiatori facevano sì che l’incontro fosse bilanciato quindi all’ingresso nell’arena venivano dichiarate le modalità dello scontro. Poi, durante il combattimento, era presente un arbitro o due muniti di bastone, che oltre a dare un senso di ordine e serietà all’incontro agli occhi dei romani, verificavano che non venissero effettuati colpi scorretti o valutavano se il match poteva continuare o meno a causa di ferite o la rottura di una parte importante dell’armamento. Le regole esatte degli incontri non sono chiare, ma sicuramente i match erano rigidamente codificati.

Sul finale dell’incontro poi, siamo abituati male. Sono famose le immagini hollywoodiane di imperatori che alzano il pollice per salvare un gladiatore, o lo abbassano per decretarne la morte, tuttavia in realtà le cose andavano diversamente. Per salvare un gladiatore bisognava fare il cosiddetto pollex pressus cioè appunto il pollice stretto nella mano; diversamente, se il gladiatore non avesse meritato la vita salva, si sarebbe ricorso al pollex versus, cioè con il pollice orizzontale alla mano.                        

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