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Monete, anfore, rovine e cisterna: Roma sotterranea

La vita quotidiana nell'antica Roma attraverso i mosaici e le ceramiche conservati nei sotterranei di Fontana di Trevi

Cosa vedere nei sotterranei della Fontana di Trevi: la vita quotidiana e l'acquedotto

09 Dicembre 2024

Roma Segreta

A pochi passi dalla maestosa Fontana di Trevi, conosciuta in tutto il mondo per la sua grandiosità barocca e per la tradizione di lanciare una moneta per assicurarsi un ritorno a Roma, si nasconde un tesoro archeologico di immenso valore: i sotterranei della Fontana di Trevi, o "Città dell'Acqua". Questo sito sotterraneo offre un viaggio unico attraverso le stratificazioni storiche della città, rivelando i segreti della Roma imperiale, medievale e rinascimentale. Se vuoi fare una visita esclusiva di Roma avventurati nel nostro Tour di Piazza Navona e Fontana di Trevi sotterranea.

Fontana di Trevi sotterranea: le rovine delle case della Roma Antica

Nel cuore dei sotterranei della Fontana di Trevi, a circa 9 metri sotto il livello attuale della città, emergono i resti di domus romane che ci raccontano aspetti sorprendenti della vita quotidiana di quasi duemila anni fa. Queste abitazioni, riccamente decorate, non erano semplici spazi abitativi, ma veri e propri microcosmi sociali e culturali, che riflettevano la complessità della società romana e l’abilità dei suoi architetti e artisti.  

Le domus scoperte nei sotterranei della Fontana di Trevi appartenevano probabilmente a membri della classe media o alta dell’antica Roma, come suggeriscono le decorazioni interne e la complessità strutturale. Questi edifici presentano elementi tipici delle abitazioni romane, come: un ampio spazio centrale, spesso con un impluvium, una vasca per raccogliere l’acqua piovana che fungeva da vero e proprio cuore della casa; piccole stanze da letto erano inoltre disposte intorno allo spazio centrale, erano essenziali seppur decorate con affreschi vivaci, che riflettevano scene mitologiche, naturalistiche o geometriche; l’ultimo spazio fondamentale era la sala da pranzo, dove si svolgevano banchetti e cene elaborate, fulcro della vita sociale romana. Le pareti di queste domus erano spesso rivestite di affreschi in stile pompeiano, mentre i pavimenti mostravano mosaici intricati che combinavano elementi geometrici e figurativi, talvolta con motivi marini, vegetali o mitologici.  

Le tecniche utilizzate per la decorazione delle domus erano un esempio del gusto raffinato dell’epoca e della capacità degli artigiani romani. I mosaici scoperti, realizzati con tessere di marmo colorato e vetro, dimostrano l’attenzione al dettaglio e il desiderio di trasformare ogni elemento dell’abitazione in un’opera d’arte. Le pitture parietali, eseguite con pigmenti naturali, variavano da tonalità pastello a colori accesi come il rosso pompeiano e il giallo ocra, creando un’atmosfera vivace e ricca di significato. Non mancano sculture e frammenti ornamentali, spesso in marmo, che adornavano i cortili e le sale principali. Questi elementi non avevano solo una funzione decorativa ma anche una valenza culturale, mostrando l’erudizione e il gusto estetico del proprietario.  

La cisterna dell'acquedotto: vita quotidiana intorno all'acqua

Il termine “Città dell’Acqua”, usato correntemente per definire l’area archeologica dei sotterranei della Fontana di Trevi, è dovuto però all’elemento che senza dubbio caratterizza maggiormente il sito. Nel II secolo d.C., in una parte del complesso edilizio fu infatti costruito un grande serbatoio idrico, Il Castellum Aquae, cuore idrico del Vicus Caprarius, una cisterna che serviva per immagazzinare l’acqua proveniente dal vicino Acquedotto Vergine. Questo serbatoio, alimentato dall’Acquedotto Vergine, raccoglieva e distribuiva l'acqua alle terme e alle fontane pubbliche della zona, incluso il sito oggi occupato dalla Fontana di Trevi. Costruito nel 19 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, il braccio destro dell'imperatore Augusto, l'acquedotto portava acqua pura dalle sorgenti di Salone fino al centro di Roma, un'opera d’ingegneria ancora funzionante dopo oltre duemila anni.

L’acqua, nella Roma imperiale, non era solo un elemento vitale per la sopravvivenza: era un motore della civiltà e un simbolo di prestigio. Il Castellum Aquae, in quanto parte integrante di questo sistema, aveva il compito di distribuire l'acqua agli edifici vicini, alle terme, alle fontane pubbliche e persino alle abitazioni private dei più ricchi. Questa rete di distribuzione non era casuale: la disponibilità e l’accesso all’acqua riflettevano il rango sociale degli abitanti. I cittadini più privilegiati godevano di un accesso diretto, mentre le classi inferiori si affidavano alle fontane pubbliche, spesso situate nelle piazze e nei mercati.  

L'importanza dell'acqua nella società antica

La gestione dell’acqua era una delle massime espressioni della capacità organizzativa romana. Funzionari specializzati si occupavano della manutenzione degli acquedotti e dei castella aquarum, mentre operai e schiavi garantivano il funzionamento quotidiano della rete. Questo sistema gerarchico dimostra quanto l’acqua fosse considerata una risorsa preziosa, da preservare e valorizzare per il bene collettivo. Le fontane pubbliche, alimentate da strutture come il Castellum Aquae, non erano solo punti di rifornimento ma anche luoghi di socializzazione. Qui i cittadini si incontravano, discutevano e intrecciavano relazioni, trasformando l’acqua in un elemento aggregante e simbolo di comunità.  

Evidenze di Roma nei secoli nei sotterranei della Fontana di Trevi

I sotterranei della Fontana di Trevi non si limita a raccontare l'antica Roma: le sue strutture e i suoi reperti riflettono le trasformazioni che la città ha subito nel corso dei secoli. Infatti in epoca medievale, le antiche costruzioni vennero adattate a magazzini e botteghe, riflettendo il cambiamento delle esigenze urbane. Durante il Rinascimento invece la zona tornò al centro dell’attenzione grazie alle opere artistiche e architettoniche che avrebbero definito il volto moderno della Fontana di Trevi.  

I rapporti commerciali di Roma attraverso ceramiche e monete nel sottosuolo

Durante gli scavi sono stati ritrovati numerosi reperti, ora esposti nel sito, che raccontano la vita quotidiana degli antichi romani. Insieme, le monete, le ceramiche e le anfore formano un vero e proprio mosaico della vita nell’antica Roma. Ogni oggetto, per quanto piccolo o frammentato, racconta una parte di una storia più grande: quella di una città al centro del mondo, in cui cultura, commercio e politica si intrecciavano in un equilibrio straordinario.  

Le monete ritrovate nel sito del Vicus Caprarius sono una finestra unica sull’economia e sulla vita quotidiana dell’antica Roma. Ogni moneta racconta una storia: dalla politica imperiale alla circolazione di beni e idee attraverso l’Impero. Molte di queste monete, coniate in diverse epoche, recano l’effigie degli imperatori, accompagnata da iscrizioni latine che proclamavano le loro vittorie militari o i benefici offerti al popolo. Le monete non erano solo strumenti economici, ma anche veri e propri mezzi di propaganda.

Per esempio, una moneta con l’effigie di Augusto potrebbe celebrare la Pax Romana, il periodo di pace e prosperità che l’Impero visse sotto il suo regno.

Altre monete trovate nel sito testimoniano la rete commerciale che collegava Roma alle province più remote: alcune presentano simboli o iscrizioni legate a regioni come l’Egitto, la Grecia o l’Hispania, segno delle importazioni e dei legami culturali con altre parti del mondo antico. La presenza di monete diverse nel Vicus Caprarius suggerisce inoltre la densità e la diversità demografica della zona, dove mercanti, artigiani e cittadini di ogni ceto sociale si incontravano per scambiare beni e idee.  

I reperti in ceramica rinvenuti nel sito rappresentano uno degli elementi più interessanti per comprendere la vita di tutti i giorni nella Roma imperiale. Si tratta di frammenti di stoviglie, piatti e contenitori usati nelle case, spesso decorati con motivi semplici o geometrici. Questi oggetti non erano solo funzionali, ma anche testimonianze di uno stile di vita raffinato, in cui persino i dettagli quotidiani riflettevano un’attenzione estetica.

Questa ceramica era molto diffusa in tutto l’Impero, un esempio perfetto della produzione in serie romana e della sua capacità di esportare beni ovunque. I frammenti rinvenuti rivelano come i romani fossero abili nell’utilizzare materiali di alta qualità per creare oggetti durevoli e funzionali. Molti di questi pezzi sono decorati con incisioni che rappresentano scene di vita quotidiana, divinità o motivi vegetali, offrendo uno spaccato non solo sulle pratiche culinarie, ma anche sui gusti estetici dell’epoca.

Inoltre, le anfore  di terracotta ritrovate nei sotterranei della Fontana di Trevi presentano segni distintivi che ne indicano la provenienza e il contenuto. Alcune recano marchi di fabbrica o iscrizioni che permettono di tracciare le rotte commerciali: molte provengono dalle coste del Mediterraneo, come l’Africa settentrionale o la Spagna, regioni famose per la produzione di olio e vino di alta qualità. Questi manufatti dimostrano come Roma fosse al centro di un vasto network commerciale che coinvolgeva tutto il bacino del Mediterraneo.  

La magia dell’atmosfera di Trevi sotterranea

Oltre ai tesori storici, ciò che rende i sotterranei della Fontana di Trevi un’esperienza unica è l’atmosfera che vi si respira. Le luci soffuse mettono in evidenza i dettagli architettonici, mentre il suono dell’acqua che scorre crea un legame diretto con l’antico sistema idrico. Questo ambiente suggestivo permette ai visitatori di immergersi completamente nella Roma di un tempo. Ogni strato, ogni muro e ogni reperto narrano una storia. Dal lusso delle domus imperiali alla praticità medievale, fino alla celebrazione rinascimentale della città eterna, il sito rappresenta un microcosmo della storia di Roma.

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