Arena e Potere: Come i Gladiatori Romani facevano il tutto esaurito al Colosseo
L'Antico Show Business: I Gladiatori e il Fascino dell'Arena Romana, ingredienti efficaci dell'Intrattenimento più amato nella Roma Imperiale
07 Novembre 2024
Guida Turistica di RomaI giochi gladiatori, chiamati munera, erano degli scontri tra uomini armati in maniera diversa tra loro e costituivano insieme alla corsa dei carri lo show preferito dai romani in epoca antica. Se vuoi vivere l'emozione dei gladiatori programma il tuo viaggio a Roma e unisci al nostro Tour audioguidato del Colosseo a tuo ritmo. Ma in cosa consistevano questi giochi?
Munera: Il Prezzo della Gloria nell'Antica Roma
Partiamo dal nome. Il termine munera ci fa pensare facilmente ad un’altra parola: remunerare. Eh si, ricambiare in qualche modo, rendere il servizio. Il munus, il cui plurale è appunto munera, era un modo con cui i personaggi prestigiosi della città fornivano un servizio pubblico di tasca propria, da un lato per accaparrarsi la benevolenza del popolo e per celebrare la propria posizione, dall’altro proprio il raggiungimento di questa posizione prevedeva un obbligo di “restituzione” allo Stato ed alla gente. In pratica se a Roma fossi stato ricco, saresti stato anche costretto, in qualche modo, a sborsare. L’origine dei giochi gladiatori in realtà si perde un po' nel tempo: sappiamo che già presso gli Etruschi lo scontro mortale tra uomini era un’attività molto sentita ed anche presso i romani. Inizialmente, questi combattimenti si svolgevano in occasione di celebrazioni religiose o funebri.
Per i giochi romani, l’inizio a noi noto è il 254 a.C., quando Decimo e Marco Bruto per celebrare i funerali del padre organizzano dei giochi gladiatori nel Foro Boario. Il binomio gladiatori-anfiteatro, ricordando che si chiama anfiteatro l'edificio per questi spettacoli, si afferma quindi solo successivamente e per avere il primo anfiteatro permanente bisogna aspettare il 70 a.C, quando venne costruito a Pompei. Esattamente un secolo dopo inizia la costruzione del Colosseo. Comunque questo tipo di attività accompagna la società romana almeno dalla piena età repubblicana, per poi divenire man mano la forma di intrattenimento più popolare nell’età imperiale.
Quindi i munera nella romana imperiale erano davvero così importanti? Possiamo paragonare i gladiatori vincenti ai campioni del nostro calcio? Erano combattimenti davvero all’ultimo sangue o senza regole? Vediamo un argomento per volta.
Panem et Circenses: L'Importanza dei Giochi Gladiatori nell'Antica Roma
Quanto erano importanti? Innanzitutto, i munera erano importanti per chi era al potere: interagendo con il popolo, se ne poteva saggiare l’umore, mentre erano una possibilità per chi li offriva di ingraziarsi il favore della gente ed aumentare il proprio prestigio; inoltre erano in generale uno strumento per placare la popolazione, tanto che Giovenale rende celebre la locuzione panem et circenses.
Il popolo era molto appassionato a questi giochi, tanto che i tifosi si dividevano in due principali tifoserie: i parmulari e gli scutarii. I primi tifavano principalmente i gladiatori armati di piccoli scudi chiamati parmula, mentre i secondi favorivano le classi gladiatorie con un grande scutum. È noto un episodio, che ricorda gli scontri tra gli ultras di oggi, avvenuto a Pompei nel 59 d.C.: “un futile incidente provocò un atroce massacro fra i coloni di Nocera e quelli di Pompei, nel corso di uno spettacolo gladiatorio […] Iniziarono lanciandosi invettive con la licenza tipica delle città provinciali, poi misero mano alle pietre, infine alle armi.” Anche gli imperatori avevano un proprio tifo, infatti sappiamo che Caligola e Tito tifavano per la classe gladiatoria del Thraex, il Trace.
I munera erano uno spettacolo che muoveva molti soldi nella società: basti pensare che i mercanti di schiavi vendevano questi ultimi ai lanisti e questi investivano denaro nell’addestramento dei gladiatori; successivamente li affittavano per realizzare gli spettacoli; poi c’era il complesso mercato delle fiere etc.
I protagonisti di questi giochi erano ovviamente i gladiatori: sebbene il nome rimanderebbe al termine gladio, i gladiatori utilizzavano in realtà una grande varietà di armi, sia da mischia che a distanza. Alcuni gladiatori hanno consegnato il proprio nome alla Storia con le loro imprese, come Spartaco, Spiculus e Flamma, altri li conosciamo grazie ai graffiti, come Vindicomus, Amazon ed Achillia. Si, Amazon ed Achillia erano nomi femminili, infatti i combattimenti nell’arena non erano esclusivamente maschili. Anche le donne, dette foeminae, combatterono nell’arena: parteciparono alle cacce durante l’inaugurazione del Colosseo e sappiamo che esisteva la classe delle foeminae murmillo, lasciandoci immaginare che esistessero anche le classi avversarie al murmillo, ovvero il Trace o l’Hoplomacus.
Gladiatori: Eroi di Roma o Vittime del Proprio Successo?
Possiamo dire che questi campioni dell’arena erano delle vere star dell’antichità? Assolutamente sì! I gladiatori esercitavano un enorme fascino sulla popolazione, sebbene la loro condizione fosse piuttosto ambigua: osannati dalla gente erano comunque in condizione di schiavitù, anche se questo non gli impediva di ottenere gloria ed onore. Questa loro situazione ambigua è definita da Tertulliano come un’incoerenza dato che “nello stesso momento in cui li esaltano li umiliano / li condannano apertamente all’ignominia e alla perdita dei loro diritti civili”.
In sostanza, immaginando che a calcio i giocatori possano rischiare di morire, prova a pensare ad un campione come ad un criminale comprato e costretto ad una dura quanto, se bravo, gloriosa vita in un club europeo. Al contempo questi personaggi avevano un forte ascendente sulle donne e sugli uomini. Giovenale nelle Satire riporta di una certa Eppia “moglie di un senatore”, la quale fuggì con il gladiatore “Sergino” “per preferirlo a figli, patria, sorella e marito.”. E sempre Tertulliano nel De spectaculis afferma che “le donne (o ancora gli uomini stessi)” sottomettono “il loro corpo” e per questi atleti “si lasciano andare ad azioni che altrimenti riprovano”.
I combattimenti dei Gladiatori erano fino all'ultimo sangue? Le regole segrete dell'Arena romana
Erano combattimenti all’ultimo sangue e senza regole? Allora, sì e no. Un combattimento gladiatorio si sviluppava a grandi linee così: controllate le armi dall’editor, i gladiatori entranti nell’arena comunicavano che il loro combattimento sarebbe stato fino al primo, o all’ultimo sangue. Il primo era annunciato dai gladiatori mostrando la mano con il pollice attaccato all’indice, il secondo con il pollice dritto. All’ultimo sangue significa che avrebbe perso il primo che sarebbe morto (e fin qui...); al primo sangue significa invece che avrebbe perso il primo che sarebbe stato ferito dall’altro.
Nel caso del combattimento all’ultimo sangue il gladiatore a terra veniva raggiunto dagli scissores, che con un ferro rovente si assicuravano che fosse morto. E se fosse solo svenuto e gravemente ferito? Si sarebbe svegliato al contatto rovente e se non avesse accettato la morte sarebbe stato ucciso con una sorta di maglio con una punta. La risposta alla domanda “e quante volte finiva all’ultimo sangue invece che al primo sangue?” è: non si sa con certezza, ma il rapporto è circa 1:10.
La morte di un gladiatore in realtà poteva essere apprezzata dal popolo, ma non conveniva a nessuno degli organizzatori: il lanista avrebbe solo perso tempo e denaro in un atleta morto, e l’editor avrebbe dovuto far sborsare grosse cifre per un risarcimento al lanista. A Pompei dei 32 incontri testimoniati, solo 3 risultano finiti in tragedia. D’altronde, sempre per intenderci, spendere per il nostro “povero” campione di calcio 10 milioni ad agosto per farlo morire a novembre, non sembrerebbe proprio un affare.
Il declino e la fine dei giochi gladiatori furono lenti ed iniziarono già da quando la spesa per gli organizzatori non valeva più il prestigio dei loro uffici. Costantino cercò poi di limitare gli spettacoli, impedendo le damnatio ad ludus: “L’imperatore Costantino Augusto a Massimo, prefetto del pretorio. Gl spettacoli sanguinari non ci fanno piacere per la pace civile e la quiete interna. Per queste ragioni noi proibiamo a quelle persone di diventare gladiatori, i quali per quei crimini a cui erano abituati e per cui meritavano questa condizione e sentenza.” Gli spettacoli gladiatori furono uno show che regalò ai romani emozioni intense e campioni celebri, esempio di come gli antichi percepivano la morte e dell’ambigua concezione del valore della vita e della persona.
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