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Coccodrilli, orsi, leoni ed elefanti sull'arena del Colosseo per stregare i romani

Le cacce degli gladiatori agli animali feroci nel Colosseo a Roma: spettacoli di uomini e bestie, sangue e potere

Colosseo: Origini e Fine delle Cacce agli animali feroci (Venationes)

04 Ottobre 2024

Roma Segreta

Le spettacolari cacce nel Colosseo: le Venationes

Nel I secolo d.C. Roma è il centro del mondo conosciuto e il mondo intero converge a Roma. Uomini dai confini del mondo e belve da ogni angolo dell’impero convergono tutti lì, nella sabbia del Colosseo. Tra gli spettacoli preferiti dal popolo romano ci sono proprio gli scontri tra uomini e bestie: li chiamano venationes, le cacce.

Molti itinerari coprono il Colosseo, tutti raccontano qualcosa di storia: ma i nostri Tour del Colosseo rivelano l'origine, l'evoluzione, i brividi della storia attraverso le storie umane e sociali più significative. 

Venationes da brivido: coccodrilli, orsi, elefanti e leopardi sull'arena

La prima venatio nota, data a Roma, risale al 186 a.C. e viene organizzata da M. Fulvio Nobiliore, conquistatore dell’Etolia: non sappiamo bene per quale ragione, ma inizialmente alle venationes gli animali africani sono banditi. Questi spettacoli dovevano essere un’esperienza unica per chi, andando all’arena, poteva viaggiare con i propri occhi in luoghi del mondo altrimenti irraggiungibili. Gli animali che nel corso del tempo hanno combattuto nelle venationes davvero potevano rappresentare tutto il mondo antico: linci dalla Gallia, tigri dall’India, coccodrilli ed ippopotami dall’Egitto, leoni dalla Grecia, leopardi dall’Africa e molti altri come orsi, elefanti e cavalli erano i protagonisti di questo spietato spettacolo. 

Le mille emozioni degli spettatori nel Colosseo

Immagina gli occhi di un ragazzo che attendendo di assistere alla sua prima venatio, sente un esotico, pericoloso e tremolante suono: a sentirne solo i versi il cuore batte e la fantasia corre, corre veloce. La bestia fa la sua comparsa e le mille emozioni del pubblico si uniscono in un solo boato: sinuoso in scaglie fredde, entra il coccodrillo. Questa è la scena che possiamo immaginare quando nel 58 a.C. M. Emilio Scauro porta coccodrilli ed ippopotami dall’Egitto a Roma.

I protagonisti delle cacce: anche struzzi e giraffe

Le principali figure di questi spettacoli, oltre agli animali, erano i venatores ovvero coloro che avrebbero affrontato le bestie, genericamente chiamati gladiatori, e i bestiarii, coloro che gestivano gli animali. Al tempo del Colosseo, tali gladiatori erano armati in maniera piuttosto leggera: una grossa tunica irrobustita solo in alcuni punti del corpo ed una lancia erano abbastanza (secondo gli organizzatori) per difendersi da animali killer. Un celebre gladiatore che partecipò ai giochi inaugurali del Colosseo fu Carpophorus.

Ma gli animali delle venationes erano tutte bestie ferocissime?

No, anzi! Negli spettacoli con gli animali erano presenti anche animali come giraffe e struzzi! Ma tutti queste fiere, una volta finito lo spettacolo, che fine facevano? Alla fine della venatio, le carcasse degli animali non venivano completamente sprecate: se il magistrato avesse voluto, si sarebbero potute fare donazioni alla folla, o in altri casi divenivano cibo per le altre fiere. In alcuni casi, parti degli animali potevano addirittura finire nelle cucine imperiali:

Galeno, il famoso medico della Roma Antica, parla del cuore di un elefante finito nelle cucine imperiali, per l'imperatore  Commodo.

Critiche alle Venationes nella Roma antica: lacrime del pubblico per l'orrore

Nonostante questo spettacolo abbia goduto di un enorme successo, i detrattori non sono mancati di certo, data la sua crudeltà. Seneca nelle sue Epistole a Lucilio critica amaramente gli spettacoli e la folla, affermando che rendono la folla insensibile alla violenza ed afferma che per far inferocire gli animali i bestiarii avrebbero torturato o ucciso i cuccioli, così da rendere le bestie violente. Plinio il Giovane scrive le sue Epistole a Calvisio affermando il suo disinteresse per i crudeli giochi del circo; c’è stato perfino un episodio di empatia collettiva nel 55 a.C., quando Pompeo organizzò delle venationes con gli elefanti e questi ultimi “persa ogni speranza di fuga cercarono di procurarsi la compassione del pubblico con una mimica indescrivibile” e addirittura “riuscirono a suscitare negli spettatori una commozione così profonda, che quelli [..] si levarono in piedi tutti quanti in lagrime, lanciando contro Pompeo una serie di maledizioni”. Le venationes erano un’opportunità per la classe dirigente romana di mostrare al proprio popolo il dominio romano sul mondo, costruendo sceneggiature nell’anfiteatro dei luoghi più esotici e portando gli animali come puro strumento di affermazione sociale per gli organizzatori. Le venationes, per quanto ai nostri occhi e anche a quelli di alcuni romani dell’epoca risultino come un puro spettacolo di morte, furono parte degli shows delle arene dell’impero ancora per i secoli successivi e possiamo dire che, seppur per poco, sopravvissero all’impero d’Occidente: l’ultima venatio nota infatti è quella data da Teodorico nel Colosseo nel 523 d.C.

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